La campagna di scavo 2013 si è svolta dal 22 luglio all’11 agosto ed è stata possibile grazie alla collaborazione del Comune di Jenne che ha fornito alloggio all’equipe di ricercatori e ai laureandi che hanno partecipato al cantiere.
L’indagine si è concentrata soprattutto nello scavo in estensione del livello tardo Pleistocenico già individuato nella campagne 2009-2012. Lo scopo principale è stato di indagare tale livello intercettato nei tre distinti saggi: B1-B2-B3, al fine di avere un significativo dato sulla frequentazione umana della cavità in un momento finale del Paleolitico.
- Saggio B1: dove si sono indagati gli ultimi lembi dei livelli del neolitico e mesolitico, per avviare l’indagine estensiva del livello pleistocenico. Si è messa in luce, ripulita e indagata la sezione stratigrafica α
- Saggio B2: dove sono riprese le indagini del livello pleistocenico già intercettato nelle campagne 2008 e 2012. Si è messa in luce, ripulita e indagata la sezione stratigrafica β.
- Saggio B3: dove sono riprese le indagini del livello pleistocenico indagato nel 2012. In quest’area si è provveduto ad operare un approfondimento stratigrafico per monitorare la potenza del deposito presente. Si è messa in luce e ripulita la sezione stratigrafica γ, che sarà documentata nella prossima campagna di scavo.
Saggio B1
L’indagine si è concentrata in un primo momento nell’asportazione degli ultimi lembi del deposito del livello olocenico ancora presente (orizzonti attribuiti al Neolitico antico e al Mesolitico; UUSS 283-289-290-291), quasi del tutto indagato durante la campagna di scavo 2012. Il deposito si presentava particolarmente concrezionato con croste (UUSS 289-290) e terreno fortemente incrostato (US291). Questo ultimo contesto stratigrafico restituiva numerosi frustoli carboniosi e rara macrofauna. A parte è stata indagata la US283 nei quadrati e-f/10-11, trattasi dell’ultimo lembo del livello di neolitico antico che insisteva in un angusto anfratto tra il saggio B1 e il saggio D (scivolo naturale). Lo scavo ha restituito pochi frammenti ceramici e faunistici. Al momento resta assai ardua l’attribuzione culturale dei contesti indagati (UUSS 289-290-291) a causa della totale assenza di manufatti che permettano una sicura cronologia degli orizzonti. Allo scopo non sono sufficienti i residui carboniosi e i resti faunistici che si collocano indifferentemente tra la fase mesolitica e il neolitico antico. A far chiarezza sono state preventivate una serie di datazioni radiometriche da effettuarsi sul campionamento dei carboni effettuato in C/10-11 US291.
Lo scavo è proseguito nel saggio con l’indagine della US109 nei quadrati c-d-e/5-6-7. Questo livello era già stato parzialmente intercettato e indagato nelle campagne 2009-2010 in b-c/5-6 e in e-f/5-6-7 restituendo un discreto numero di reperti faunistici nonché varie schegge e strumenti in selce. Si è pertanto deciso di indagare tale livello in estensione in tutta la porzione meridionale del saggio. Lo scavo ha restituito un discreto numero di resti faunistici relativi a cervidi, marmotta, lepre oltre a rara microfauna. Più rari, rispetto all’area indagata nelle precedenti campagne, i reperti litici; si segnala la presenza di una lamella a dorso in selce. Di rilievo è stato il rinvenimento nei quadrati d-e/7 (US313) di un’ampia chiazza di pietre bruciate, frustoli carboniosi e terreno cineroso. La consistenza e la giacitura dei reperti fa pensare alla presenza di un residuo di focolare, obliterato in antico. Al di sotto della US109 (Pleistocenica con industria litica tardo epigravettiana) è stato messo in luce il sottostante livello di terreno già individuato nell’area dei saggi B2 e B3. A differenza però di questi ultimi saggi, in B1 il terreno è più compatto con una maggiore presenza di clasti centimetrici che ne rendono più sfumata la distinzione rispetto alla soprastante US109. E’ inoltre significativa l’assenza di industria litica in questo livello, così come notato negli altri saggi.
Saggio B2
Il saggio è stato riaperto durante lo scavo allo scopo di indagare in estensione il livello pleistocenico (UUSS 104-105). Si è provveduto a una ripulitura superficiale di tutta l’area del saggio eliminando l’accumulo di terreno portato dalle acque di stillicidio insistenti sui teli di copertura. Successivamente si è provveduto ad indagare l’area dei quadrati a-b-c-d/2-3-4 ripulendo la sezione lasciata a testimone tra questo saggio che ha raggiunto quote più basse (quota media -170) e il saggi B1 (quote più alte) e B3 (quote più basse). Si è quindi indagata la US105 che ha restituito numerosa fauna tra cui cervo, bue, marmotta e lepre. Così come già osservato precedentemente tale US risulta al momento senza alcuna testimonianza antropica.
Saggio B3
Poiché una delle priorità dello scavo del 2013 era quella di riuscire a indagare in estensione il deposito pleistocenico, eliminando le differenti quote raggiunte dai distinti saggi, si è provveduto a riaprire l’area del saggio B3 a ridosso degli altri due saggi (quadrati d-e-f/3-4-5). Si sono evidenziate due stratigrafie di raccordo tra i tre saggi: sezione β nella scarpata di scavo tra i quadrati d-e-f/5-6 (fig. 6) e la sezione γ nel limite dei quadrati f-g/4-5, dove si è potuta osservare la sequenza dall’alto: UUSS 109-254-104-105. Le UUSS indagate (254 e 105) hanno restituito una buona quantità di fauna (cervo, marmotta, stambecco e lepre).
Significativa è stata la messa in luce, in c-d-e-f/4, di una serie di stalagmiti allineate in asse E-W a seguire il bordo del soprastante camino naturale. La fila di stalagmiti sembra fare da spartiacque stratigrafico: a nord (quadrati da 5 a crescere) la stratigrafia prevede UUSS oloceniche attribuite all’età del Bronzo, Neolitico e Mesolitico. A sud (quadrati da 4 a decrescere) si ha l’affioramento di US104, seguito da 105 con l’assoluta mancanza di ogni evidenza stratigrafica olocenica. Tale anomalia, già colta durante la campagna 2010, è da legare ad una dinamica di formazione del deposito che risulta differente tra la parte mediana della sala (saggi B3 – B2) e il fondo (saggio B1). A creare tale iato è stata certamente la presenza di un allineamento di camini naturali che insistono proprio sulla linea di stacco tra i due depositi. I camini oltre ad aver drenato sedimento dal versante montano, provocando quindi un accumulo di terreno sciolto ricco di clasti (come significativamente mostra la formazione della US104), hanno creato una conoide detritica che deve aver obliterato parzialmente la sala proprio in corrispondenza della linea dei camini, come evidenziato da alcuni balconcini naturali di deposito a quota ben più alta. La conoide ha reso così impervio l’accesso al fondo della sala, salvaguardando il deposito residuo. Il parziale riempimento della sala è stato poi asportato in tempi storici per favorire il ricovero delle greggi, a cui si è aggiunta la pratica di periodico svuotamento del substrato di stallatico venutosi a creare come hanno fornito testimonianza alcune delle fonti orali dei pastori che sono stati intervistati nell’ambito delle ricerche etnoarcheologiche in situ.
Al fine di monitorare la potenza del deposito della prima sala, stante la decisione di indagare in estensione l’area, si è deciso di aprire un approfondimento stratigrafico di 2×2 m nell’area del saggio B3, chiamato area K. L’indagine ha rivelato una sequenza stratigrafica che permetterà di pianificare i futuri interventi di ricerca.
Infatti al di sotto della US105 che al momento corrisponde al livello inferiore raggiunto in tutti e tre i saggi, si è notata una sequenza di differenti livelli e veli stalagmitici di modeste dimensioni (UUSS 311 – 312 – 315 – 316). Pur risultando del tutto priva di testimonianze antropiche la sequenza, alla base, mostra tracce di frustoli carboniosi, clasti combusti e minuscoli frammenti di materiale pigmentoso rosso-arancione (ocra?) la cui natura è ancora da indagare.
Osservazioni
La campagna 2013 ha indagato in estensione il deposito Pleistocenico portando risultati preliminari che permettono di poter pianificare il futuro delle ricerche nella cavità.
Il livello Pleistocenico nella prima sala (saggi B1-B2-B3) mostra una moderata presenza antropica specialmente nella sommità della sequenza, mentre si fa rarefatta alle quote inferiori finora raggiunte. Però il dato raccolto proprio al livello inferiore del saggio K: frustoli carboniosi e la presenza di sostanze coloranti (ocra?) autorizzano a ritenere che sia possibile poter intercettare nel prosieguo delle indagini ulteriori livelli antropici pleistocenici più antichi. Non bisogna dimenticare che a più riprese sono stati segnalati lungo le sponde dell’Aniene, nel medio e alto corso, reperti litici attribuibili al Paleolitico medio, indicativi della presenza neandertaliana nell’area.
fotogallery 2013
Dal 12 luglio all’8 agosto 2010 si è svolta la quinta campagna di scavo presso la grotta Mora Cavorso a Jenne. Hanno partecipato i seguenti studenti della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” sotto la direzione del Prof. M.F.Rolfo, coadiuvato dalle dott.sse Ivana Fusco e Katia Achino: Daniele Murgiano, Roberto Danizi, Cristiano Pistellini, Elena Palladino, Aurora Ferrone, Letizia Silvestri, Sirio Villani. Allo scavo hanno effettuato uno stage formativo, sotto la direzione del dott. Francesco Messina, i seguenti studenti della Facoltà di Scienze Naturali dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”: Caterina Laurieri, Laura Casadei Santucci, Rosaria Salerno, Federica Pierini, Ilenia Baesso.
Lo scavo ha interessato tre aree:
Il saggio A esterno alla grotta è risultato interessato da fasi edilizie rustiche di età storica.
Il saggio B dove si è proseguita l’indagine del livello della media età del Bronzo e si è arrivati a mettere in luce il livello di frequentazione del Neolitico.
Il saggio C aperto nella prima sala interna della grotta, ha intercettato un livello di frequentazione con focolari neolitici.
Dal 12 luglio 2011 al 12 agosto 2011 si aprirà la VI campagna di scavo dell’Insegnamento di Paletnologia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” presso la grotta Mora Cavorso a Jenne.